I numeri magici nella mitologia norrena
Nel mondo nordico, i numeri possiedono un significato magico e simbolico. Alcuni di essi infatti rappresentano delle caratteristiche dell’essere e del mondo, altri si ricollegano alle dimensioni dello spazio e del tempo.
Vediamo insieme le simbologie dei numeri magici propri della mitologia norrena e della magia nordica.
Il numero Due
Rappresenta contrapposizione e complementarietà. Il cosmo stesso è nato dall’incontro di fuoco – ghiaccio, luce – buio, caldo – freddo (se vuoi approfondire la cosmogonia norrena, leggi questo articolo). Il mondo e la vita sono fatti di opposti: luci e ombre, ordine e caos.
Anche la fine del mondo avverrà in uno scontro di opposti: Odino e l’immenso lupo Fenrir, Thor e il Serpente del Mondo Jǫrmungandr, Heimdall e Loki, Týr e il cane infernale Garmr.
I primi esseri umani a essere creati furono due: Askr, l’uomo, ed Embla, la donna.
In numero due ricorre anche tra gli attributi degli Dei. Odino ha due corvi, Huginn e Muninn: ogni giorno il Padre degli Asi li invia per il mondo, e la sera ritornano da lui a riferirgli ciò che hanno visto e sentito.
La Dea Freya viaggia su un cocchio trainato da due gatti. Thor invece possiede due capre: Tanngnjóstr e Tanngrisnir. Tirano il suo suo carro, e inoltre il Dio ha l’abitudine di cibarsene: gli basta lasciare intatte le loro ossa, e l’indomani le due capre ritornano in vita.
Il numero Tre
Rappresenta la totalità dello spazio (inferi, terra e cielo) e del tempo (passato, presente e futuro). È anche un simbolo divino, rappresenta la dimensione celeste e la vicinanza agli Dei.
Yggdrasill, l’Albero Cosmico, ha tre radici, immerse in altrettanti fonti. Tre Norne, tessitrici del destino, le irrorano ogni giorno con dell’acqua per evitare che marciscano (se vuoi sapere qualcosa di più sulle Norne, leggi questo articolo).
Odino e i suoi fratelli erano tre. Nei miti che narrano la nascita del mondo e dell’uomo si dice che Odino, Vili e Vé fecero alcuni doni all’umanità: Odino donò spirito e vita, Vili saggezza e movimento, mentre Vé forma, parola, udito e vista.
Odino inoltre può manifestarsi come triplice entità. Nell’Inganno di Gylfi infatti si narra che il Re Gylfi, appunto, si trovò al cospetto di una triade divina, che lo istruì sulle antiche storie del mondo e degli Dei. Questa triade era composta da Hár, Jafnhár e Þriði, che altri non erano che il Dio Odino.
Si dice inoltre che ogni rito, per essere valido ed efficace, deve essere compiuto tre volte. Ad esempio, gli Dei riuscirono a incatenare il lupo Fenrir solo al terzo tentativo. Inoltre Gullveig, Dea della ricchezza e dell’oro, collegata secondo il mito alla guerra tra Asi e Vani, venne bruciata tre volte nella sala di Odino.
Il numero quattro
Rappresenta la creazione della materia, e il dominio su di essa. È la manifestazione ordinata di ciò che è terreno rispetto a ciò che è celeste, il pieno possesso della vita e del mondo.
Quattro fiumi di latte scorrono dalle mammelle di Auðhumla, la mucca primordiale. Essi furono il nutrimento di Ymir, il primo gigante.
Quando questi venne ucciso e dal suo corpo smembrato venne creato il mondo, quattro nani si fecero carico sulle loro spalle della calotta cranica del gigante Ymir: Austri, Vestri, Norðri, Suðri. Essi divennero i quattro punti cardinali.
Altri quattro nani vennero coinvolti nella fabbricazione di Brísingamen, il monile della Dea della fecondità, Freya.
Quattro inoltre sono i cervi che brucano le foglie di Yggdrasill.
Il numero cinque
È la somma del due, che rappresenta la realtà nel suo essere duale, e il tre quale simbolo divino. Il cinque rappresenta quindi una situazione di equilibrio.
Questo numero è anche connesso al trascorrere del tempo: indica un periodo chiuso e completo.
Odino rimase per cinque anni presso il gigante Fjòlvarr per un periodo probabilmente di apprendistato.
Connesso alla simbologia del cinque è il numero quindici, rappresentandone il suo prodotto per tre, e perciò configurando tre misure di perfezione.
Nelle saghe spesso si fa riferimento a periodi di tempo di quindici anni.
Il numero sette
È il numero della totalità, in quanto assomma il quattro, in cui è espressa la simbologia del terreno, al tre, che manifesta il divino. Il sette rappresenta completezza ed equilibrio.
In una saga si racconta di tre valchirie che sposarono altrettanti eroi e rimasero con loro sette anni. L’ottavo anno però vennero afflitte da una forte nostalgia e si separarono.
Spesso nei miti si fa riferimento a cicli ti tempo di sette anni.
Il numero nove
Nella magia nordica è un numero molto potente. È il prodotto delle tre dimensioni dello spazio (inferi, terra, cielo) per le tre dimensioni del tempo (passato, presente, futuro). Simboleggia un ciclo completo, e il totale dominio su di esso.
Nove sono i mondi della mitologia norrena. Si narra che un viaggio attraverso tutti e nove renda molto saggi, consentendo di acquisire una grande conoscenza e una visione totale della dimensione infernale, terrena e celeste del mondo.
Secondo il mito, il Dio Heimdall, guardiano dell’universo, era figlio di nove madri, da identificarsi in nove gigantesse-onde del mare.
Odino rimase appeso ai rami di Yggdrasill nove giorni e nove notti, in un sacrificio iniziatico che gli consentì di apprendere le rune.
Nove notti Freyr, Dio della fecondità, dovette attendere prima di unirsi in matrimonio con la sua amata Gerðr.
Njörðr, Dio del mare e della navigazione, e Skaði, Dea gigantessa della neve e dei monti, in disaccordo su dove vivere una volta sposati, decisero di abitare dove giorni nella dimora di lui, nove giorni nella dimora di lei.
Il numero dodici
Nasce dal prodotto del tre, che rappresenta la potenza divina, e del quattro, che simboleggia la terra. Rappresenta la perfezione e il processo di elevazione.
Dodici sono gli Asi: cavalcano dodici destrieri e vivono nelle dodici dimore di Odino.
Dodici sono i mesi dell’anno, sia nella ripartizione moderna che in quella degli antichi popoli nordici: questo numero quindi rappresenta la compiutezza di un ciclo e la proiezione dinamica verso il ciclo successivo.
Durante le celebrazioni invernali di Jól, tipiche della Scandinavia precristiana, si festeggiava per dodici giorni, banchettando, celebrando i defunti, accendendo un fuoco nuovo per accogliere il nuovo anno.
Inoltre il dodici sembra essere legato anche alle rune, che nella versione più antica dell’alfabeto erano ventiquattro (multiplo del numero perfetto).
Fonte: I Miti Nordici, Gianna Chiesta Isnardi