Il Palazzo del Sole Pallido – Recensione
Dopo la lettura de “L’Occhio del Gufo”, romanzo dark fantasy dalla penna di Andrea Butini, edito da Mondadori (qui la mia recensione), ho proseguito con il resto della trilogia. Come mi aspettavo, il secondo volume ha approfondito alcuni aspetti accennati ne “L’Occhio del Gufo”, allargando l’ambientazione e creando nuove, stuzzicanti domande.
Ecco la mia recensione de “Il Palazzo del Sole Pallido”.
Trama
Dopo ciò che è successo il villaggio di Rokthan non potrà mai tornare alla normalità. Sorin deve fare i conti con il potere che si cela nel suo sangue, ma soprattutto deve trattenere la rabbia nei confronti di coloro che gli hanno rovinato la vita. Avrà occasione di scatenare la sua furia, ma prima deve comprendere la deleomanzia; in caso contrario, il rischio di distruggersi e perdere tutto sarebbe troppo alto.
Neth e Victor devono trovare un modo per aiutare i sopravvissuti mentre attendono che il Maestro si risvegli: le sue condizioni sono critiche, e neanche Mali saprebbe dire quando il vecchio potrebbe rialzarsi. Luin si mette in viaggio da solo per Vanhorn: ha capito ciò che deve fare, e infiltrarsi nel Palazzo del Sole Pallido è l’unico modo per avere successo.
Shai fa ritorno dall’Alto e dalle Casate, sicura di ottenere, adesso, tutto il rispetto che merita. Ma le sue speranze e convinzioni potrebbero vacillare al cospetto dell’Alto e di suo padre.
Cosa stanno tramando davvero le Casate? Chi si cela dietro la maschera bianca dell’Alto? Riuscirà Sorin a controllare la deleomanzia e ottenere la sua vendetta?
Recensione
Ci eravamo lasciati con il finale de “L’Occhio del Gufo” che, come ci si aspetta da una buona conclusione di un primo volume di una trilogia, creava molte domande e apriva una serie di scenari tutti da esplorare. Proprio questi scenari vengono affrontati nel secondo volume.
Era stato semplice, una volta presa la decisione di abbandonare la vecchia vita. Ma un filo restava sempre a tenerti legato. E potevi anche illuderti di essere libero, se non ti voltavi, se il filo non si tendeva, se non ti ricordava chi eri. Se non accadeva nulla che ti ricacciava indietro, che ti rigettava nella coltre di violenza e rabbia e odio in cui eri nato.
Il Palazzo del Sole Pallido, Andrea Butini
I personaggi principali si separano e l’ambientazione della Trilogia del Sole Pallido si allarga: lasciamo Rokthan per viaggiare verso il Mahwsh, il Khyuuten, naturalmente il palazzo sede del potere centrale, dove l’Alto e le casate esercitano il loro dominio. La narrazione prende altrettante vie, consentendo di approfondire personaggi e dinamiche finora solo accennate. Scopriamo le diverse tribù che popolano il mondo creato da Andrea Butini, ciascuna con i propri usi, costumi e mentalità. Ci immergiamo finalmente nelle dinamiche del Palazzo del Sole Pallido, approfondendo le figure dell’esecutrice Shai e del resto della casata Thu-Rei, ma anche le altre famiglie e la lotta intestina tra di loro.
Ma soprattutto, affrontiamo insieme a ciascun personaggio tutti i cambiamenti (spesso devastanti) che hanno dovuto affrontare dalla comparsa dei noctus. Lutto, dolore, sofferenza. Ma anche bisogno di sopravvivere, di riscoprirsi, di non arrendersi, di fare qualcosa di buono e di lasciare un segno di sé nel mondo.
Questo romanzo si rivela per non essere particolarmente dinamico (almeno per buona parte della narrazione), ma ciò non rende meno piacevole la lettura. “Il palazzo del Sole Pallido” è un necessario anello di congiunzione tra l’esordio e la conclusione della trilogia, e ha la funzione di colmare una parte dei vuoti, approfondire, seguire i personaggi in un’evoluzione che richiede tempo.
Anche in questo secondo volume, proprio i personaggi si riconfermano un punto di forza, per la loro umanità e le loro sfaccettature, presentate in modo approfondito nei diversi pov. Sorin, Eilin, Luin e Neth soprattutto si trovano a dover reagire di fronte a tutto ciò che ha impattato le loro esistenze e il mondo in cui vivono. È molto interessante scoprire che ciascuno di loro ha una reazione diversa dinanzi agli eventi che li accomunano.
Frey e Shai, solo accennati ne “L’Occhio del Gufo”, vengono ora presentati con tutta la forza del loro backgroud. Anche loro affrontano un cambiamento e, in qualche modo, devono trovare il modo di adattarsi al mutare degli eventi.
Lo stile di Andrea contribuisce alla tridimensionalità dei personaggi. Una delle cose che più apprezzo di questo autore è la sua capacità di dare al lettore spunti per empatizzare con con ciascuno di essi, nonostante i loro difetti. O proprio grazie ad essi. Immergendosi tra le pagine, non sarà difficile riconoscere di aver provato, almeno una volta nella vita, l’apatia di Eilin, il dolore sordo di Sorin, il bisogno di affermazione di Luin, i dubbi di Shai, la solitudine di Neth, i rimpianti di Victor.
Anche in questo volume mi sono trovata di fronte a qualche ripetizione di termini o concetti evitabile, ma nel complesso è stata un’ottima lettura, in grado di intrattenere e far riflettere, ma soprattutto di trasmettere emozioni.
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