La Notte di Valpurga – tra fiamme, spiriti e antichi echi germanici
Nella notte tra il 30 aprile e il 1º maggio, i venti portano con sé sussurri di un tempo antico: è la Notte di Valpurga, Walpurgisnacht, il momento in cui il confine tra il visibile e l’invisibile si assottiglia, e le forze arcane della natura si ridestano nel cuore dell’Europa germanica.
Nel folklore germanico, questa notte è gemella oscura di Samhain, opposta eppure complementare: se novembre porta la morte e l’introspezione, Valpurga è un’esplosione di vita primordiale, una danza sfrenata di spiriti, fuoco e fertilità. Non a caso cade esattamente sei mesi prima di Ognissanti, segnando il passaggio tra l’oscurità dell’inverno e la luce generativa dell’estate.
Origini pagane e sopravvivenze cristianizzate
Il nome “Valpurga” deriva da Santa Valpurga, una monaca anglosassone dell’VIII secolo canonizzata proprio il 1º maggio. Ma la sua figura fu sovrapposta a culti molto più antichi, e ha finito per assorbirli. Le cronache tardo-medievali raccontano di contadini che, in quella notte, accendevano fuochi rituali sulle colline, battevano tamburi, e si travestivano per allontanare gli spiriti maligni e le forze elementari più oscure.

La Walpurgisnacht è un retaggio degli antichi culti germanici della fertilità e della rinascita. I fuochi (in tedesco Maifeuer) non erano altro che simboli di purificazione e di passaggio: bruciare ciò che è morto per nutrire ciò che sta per nascere. In Scandinavia, lo stesso giorno è celebrato come Valborgsmässoafton, e ancora oggi vi si accendono grandi roghi nelle piazze.
Secondo Jacob Grimm, nel suo monumentale Deutsche Mythologie (1835), la notte di Valpurga rappresentava una reminiscenza dei riti germanici in onore delle dee della terra e della primavera, come Nerthus o Holda, il cui mito sopravvive nei racconti di donne volanti e figure incappucciate che sorvolano il monte Brocken, epicentro leggendario della festa.
La montagna delle streghe e la danza degli spiriti
Il Monte Brocken, vetta più alta della catena dell’Harz, è il cuore esoterico della Notte di Valpurga. Luogo liminale, avvolto nella nebbia e nei venti del Nord, era considerato una soglia: chi vi saliva, nella notte fra aprile e maggio, entrava in comunione con le forze elementari e gli spiriti dei boschi.
Goethe lo immortalò nel suo Faust, dove Mefistofele guida il protagonista proprio alla Brocken in una danza selvaggia e visionaria, riflesso letterario dell’antico sabba. Ciò che Goethe coglie non è la semplice caricatura del male, bensì la potenza archetipica di una notte in cui il mondo si fa sogno, e il sogno si fa rito.
“Ora vedi come, nella notte di Valpurga, le montagne si popolano di demoni e fuochi, e l’aria si fa spessa di magie antiche…” – (Faust, Parte I)

Valpurga oggi – riti perduti e riscoperti
Nell’Europa contemporanea, la Notte di Valpurga sopravvive tra rievocazioni folkloriche, feste del fuoco e riti neopagani. Gruppi wiccan e heathen celebrano il 30 aprile come il ritorno dell’aspetto fertile della Dea e la danza del Dio Cervo, in una forma che echeggia le unioni sacre dei tempi arcaici.
Ma più profondamente, per chi ascolta davvero, la notte di Valpurga è un invito a riscoprire il legame con il ritmo cosmico, con la ruota dell’anno e con le forze naturali che la modernità ha tentato di dimenticare.
Nel crepitare delle fiamme e nel fremito dell’aria notturna si cela ancora oggi la voce degli antenati, degli spiriti della terra, e forse anche delle streghe, non come creature malefiche, ma come sacerdotesse dell’antico equilibrio.
Letture consigliate:
Germanic Mythology, Jacob Grimm
Faust, Johann Wolfgang Goethe
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