Recensione di Don’t let the forest in di CG Drews
Ho scoperto Don’t Let the Forest In leggendo discussioni sui social dedicate alla narrativa straniera, e da subito sono rimasta colpita dal miscuglio di elementi portati dall’autrice.
Questo romanzo – che non è ancora stato tradotto in italiano – unisce il botanical horror al young adult, contiene elementi di body horror e romanticismo, e affronta temi profondi come la salute mentale e l’accettazione della propria sessualità.
Spinta dalla curiosità, ho iniziato a leggerlo. E non sono più riuscita a staccarmene.
Ecco, quindi, la mia recensione.
Trama

C’era una volta Andrew che aveva strappato il proprio cuore e lo aveva donato a questo ragazzo, ed era certo che Thomas non avesse idea che Andrew avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Proteggerlo. Mentire per lui.
Uccidere per lui.
Andrew Perrault, studente dell’ultimo anno delle superiori, trova rifugio nelle fiabe contorte che scrive per l’unica persona in grado di riportarlo alla realtà: Thomas Rye, il ragazzo con le mani perennemente macchiate d’inchiostro e i capelli color foglie d’autunno. E con la sua gemella, Dove, che inspiegabilmente lo tiene a distanza dopo il loro ritorno alla Wickwood Academy, Andrew si ritrova ad affidarsi ancora di più al suo amico.
Ma c’è qualcosa di strano in Thomas. I suoi genitori violenti sono misteriosamente scomparsi e lui arriva a scuola con le maniche sporche di sangue. Thomas non dice una parola al riguardo e si chiude in sé stesso ogni volta che Andrew cerca di fargli domande. Ancora più strano, Thomas è perseguitato da qualcosa e sembra aver perso interesse per le sue opere d’arte: schizzi macabri e stravaganti dei mostri delle storie malvagie di Andrew.
Desideroso di capire cosa c’è che non va nel suo amico, Andrew segue Thomas nella foresta proibita una notte e lo sorprende a combattere un mostro da incubo: i disegni di Thomas hanno preso vita e stanno uccidendo chiunque gli sia vicino. Per assicurarsi che nessun altro muoia, i ragazzi combattono i mostri ogni notte. Ma mentre la loro ossessione reciproca diventa sempre più forte, anche i mostri diventano più potenti, e Andrew comincia a temere che l’unico modo per fermare le creature sia distruggere il loro creatore…
Recensione
Don’t let the forest in è una storia sorprendente. Un miscuglio di elementi ben dosati – e soprattutto ben gestiti dall’autrice – che riesce a tenere incollati alle pagine.
Prendete una foresta – ambientazione che già di per sé riesce a evocare oscurità e scenari inquietanti – e rendetela una presenza viva, incombente, asfissiante.
Prendete una scuola isolata, datele una facciata di rispettabilità e riempitela di regole, compiti e viziati figli di papà.
Poi prendete dei ragazzi, dategli un’anima sensibile, artistica e tormentata e lasciateli alle prese con questo ambiente. Con la dolorosa scoperta di sé stessi. Con l’ansia che deriva dall’essere costretti a interagire con un mondo dal quale non si sentono capiti.
E avrete Don’t let the forest in.
Personaggi e stile: un equilibrio tra poesia e orrore
Fin dalle prime pagine, l’atmosfera e l’ambientazione si delineano chiaramente, così come le personalità dei personaggi principali: Andrew, Thomas e Dove.
Lo scrittore, l’artista, e la ragazza studiosa e metodica, che pianifica il suo futuro e tiene ancorati a terra gli altri due, sottraendoli al rischio di perdersi nei loro mondi.
La scrittura è fluida, evocativa, viscerale. Fa percepire l’ansia di Andrew, il panico di Thomas. Delinea le storie dell’uno e dipinge le impressioni dell’altro con efficacia, rendendo le loro opere vive.
Quando l’autrice scende nel profondo del loro mondo interiore, la prosa diventa bruciante, quasi dolorosa.
L’amore e l’ossessione si fondono in qualcosa di tangibile, dilaniante.
E l’orrore è vivido, da incubo. Il confine che l’autrice traccia tra ciò che è reale e ciò che è nella testa del protagonista è molto labile. L’horror psicologico si mescola a quello fisico, tangibile.
Mantiene sempre una nota di bellezza, poesia, e nel contempo angoscia, tormenta, stomaca.
Un botanical horror che scava nell’anima
Il ritmo della storia è perfettamente calibrato: né troppo lento, né troppo rapido. Consente di entrare nelle dinamiche della scuola, nei rapporti di amicizia e familiari, e di legarsi a filo doppio ai protagonisti.
Nel finale, un susseguirsi di colpi di scena toglie il fiato, senza mai scadere nell’eccesso o perdere di credibilità, ma anzi donando consistenza a tutto il resto della narrazione, e causando un ulteriore stravolgimento emotivo nel lettore.
Una lettura che entra sotto la pelle.
Proprio come i rovi che circondano la Wickwood Academy.
Perché leggere Don’t let the forest in
Consiglio questo libro a chi ama gli horror psicologici e simbolici, dove la paura si intreccia con la bellezza.
A chi cerca storie che parlano di identità, desiderio e fragilità, immerse in un’ambientazione gotica e naturale, viva come un organismo che respira.
Un romanzo perfetto per chi vuole farsi avvolgere – e lentamente consumare – da una foresta che non dimentica.
Se leggi in inglese, trovi Don’t let the forest in su Amazon o sul sito di Barnes & Nobles.
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