Gli Yokai, demoni della mitologia giapponese
Se siete appassionati di manga, anime o del Giappone in generale, o se vi è capitato di leggere la mia recensione de “Il vuoto di Yamauba”, avrete sicuramente sentito parlare di Yokai.
In questo articolo approfondiremo questi demoni della mitologia giapponese.

Gli Yokai sono delle creature del folklore giapponese di diversa natura o poteri. Si tratta di demoni o spettri mutaforma, generalmente rappresentati con un aspetto mostruoso e terrificante. Alcuni Yokai vivono in luoghi isolati e distanti dalla civiltà, come montagne o foreste. Altri invece vivono a contatto con gli umani, in certi casi unendosi con essi e generando delle creature chiamate Han’yō.
Il termine Yokai nasce dalla fusione di Yo, che significa maleficio, e kai, che significa apparizione paurosa o inquietante.
Nonostante ciò che lascia presagire il nome, gli Yokai della mitologia giapponese non sono tutti malvagi: una parte, anche se minoritaria, porta benefici e fortuna a chi li incontra.
In base alla forma che possono assumere, gli Yokai possono essere classificati diversamente.
Yokai umanoidi

Si tratta di Yokai dall’aspetto umano, ma con alcune caratteristiche mostruose. Originariamente infatti si trattava proprio di esseri umani, che vennero trasformati in demoni, spesso per punizione di una cattiva condotta.
Uno degli esempi più noti è dato dai Rokurokubi: hanno l’aspetto di donne comuni, ma di notte il loro collo si allunga in modo disumano e si trasformano in creature pericolose, che spesso divorano o succhiano il sangue delle loro vittime.
Secondo la leggenda, i Rokurokubi erano degli esseri umani che disobbedirono a importanti precetti religiosi, e perciò vennero trasformati in demoni.
Un altro esempio di Yokai appartenente a questa categoria è la Futakuchi-onna, la donna dalle due bocche. Si tratta di un demone con una seconda bocca nascosta dietro la nuca, sempre affamata.
Secondo una versione del mito, la Futakuchi-onna sarebbe stata una donna che maltrattava il figliastro, non nutrendolo quanto i suoi figli naturali, causandone così la morte per fame. Un giorno, quando la donna venne accidentalmente ferita alla nuca, lo spirito del figliastro si insinuò dentro di lei e trasformò la lesione in una seconda bocca che chiede continuamente cibo e la rimprovera per le sue nefandezze.
Secondo un’altra versione della leggenda invece, questa Yokai sarebbe stata in origine una donna che mangiava pochissimo in pubblico, ma che si ingozzava di nascosto: la seconda bocca sarebbe nata come conseguenza della sua fame repressa.
Ricordiamo anche la Kuchisake-onna, che ho approfondito meglio qui.
Yokai oggetto
Si tratta di Yokai che assumono la forma di oggetti, e sono chiamati anche Tsukumogami.
In Giappone si dice che se un oggetto raggiunge i cento anni di età senza rompersi mai, diventa una creatura viva e senziente: uno Tsukumogami.
Yokai di questo tipo possono essere buoni o malvagi. Tra gli esempi possiamo citare gli Jatai, stoffe con paraventi pieghevoli che hanno assunto abilità quasi umane, e il Boroboroton: un semplice futon di giorno, che di notte prende vita e cerca di strangolare chi è sdraiato sopra di lui.
Yokai animali

Vengono chiamati anche Henge, e sono o animali con poteri soprannaturali, o creature con un aspetto in parte umano e in parte animalesco, ma sempre dotate di straordinarie abilità.
Generalmente gli Henge giocano brutti scherzi agli uomini, che possono diventare pericolosi.
L’esempio forse più famoso di Henge è dato dalle Kitsune, creature molto longeve e intelligenti dall’aspetto di volpe. Ciò che le distingue dai comuni animali è la presenza di più code, fino a un massimo di nove: il numero delle code è direttamente proporzionale a quello degli anni vissuti.
La tradizione giapponese conta sia Kitsune benevoli, sia maliziose e ingannatrici. Si narra che le Kitsune siano in grado di possedere le loro vittime, specialmente giovani donne, e di nutrirsi della loro forza vitale.
A volte questi Yokai appaiono con le sembianze di donne, per ingannare le persone che incontrano.
Tuttavia la trasformazione generalmente non è totale: hanno infatti difficoltà a nascondere le loro code. Individuarle sotto gli abiti, quindi, può essere un buon modo per riconoscere questi demoni e difendersi da loro.
Un altro esempio di Henge è l’Akugyo, il pesce gigante giapponese. Si tratta di uno Yokai dall’aspetto di una mostruosa creatura ittica, in grado di affondare addirittura intere imbarcazioni con lo scopo di uccidere e divorare i marinai.
Il folklore giapponese conta molti altri Yokai, alcuni dei quali non direttamente collocabili nelle categorie che abbiamo appena visto. Ad esempio ricordiamo Gashadokuro, lo scheletro affamato. Si tratta di un demone dalle fattezze di uno scheletro alto quindici metri, nato dall’unione delle ossa delle persone morte di inedia. Questo Yokai resta invisibile per la gran parte del tempo, e può essere visto solo dalle vittime che sta per divorare.
Letture consigliate:
Mitologia giapponese, di Luigi Trentini,
Il grande libro degli Yokai, Irene Canino.
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