I simboli che ci scelgono – Archetipi tra rune, miti e animali guida
Ci sono momenti in cui un simbolo ci colpisce con forza inaspettata. Una figura, un’immagine, una parola si ripresentano con insistenza, quasi volessero dirci qualcosa. Non è solo un’estetica che ci attira: è qualcosa che riconosciamo. Come se una parte di noi, più antica e profonda, rispondesse a quel segnale.
Questi simboli non sono semplici decorazioni: sono porte verso il significato. Parlano il linguaggio degli archetipi, e quando li incontriamo davvero, sentiamo di essere stati toccati da qualcosa.
Archetipi: strutture della psiche
l concetto di archetipo, elaborato dallo psichiatra Carl Gustav Jung, si riferisce a immagini universali che risiedono nell’inconscio collettivo. Si tratta di modelli fondamentali dell’esperienza umana.
Non sono idee consce, ma forme psichiche che emergono nei sogni, nei racconti mitici, nelle emozioni profonde.
Gli archetipi sono forme o immagini a priori che possono diventare coscienti solo secondariamente e che danno una forma determinata a certi contenuti psichici.
Carl Gustav Jung, Tipi psicologici (1921)
Gli archetipi si manifestano sotto forma di simboli, segni che racchiudono significati stratificati. La Madre, l’Ombra, il Vecchio Saggio, l’Eroe: sono figure che incontriamo nei miti di ogni cultura, ma anche nei momenti cruciali della nostra vita interiore.
Le rune: linguaggio della trasformazione
Le rune, nell’antica cultura norrena, non erano solo lettere dell’alfabeto. Ogni runa è un simbolo complesso, collegato a immagini naturali, stati psicologici, elementi dell’esperienza umana. Fehu, ad esempio, evoca la ricchezza — materiale, ma anche energetica e vitale. Algiz evoca la protezione, la tensione verso ciò che salva o difende. Ansuz porta con sé il tema della comunicazione e dell’ispirazione.
Attraverso queste rune, possiamo leggere l’archetipo nella sua forma primitiva, preverbale, legata alla natura e all’esperienza. Quando una runa ci attrae, potremmo chiederci: che parte di me sta cercando espressione attraverso questo simbolo? È forse un bisogno che emerge? Un potenziale da integrare?
Odino, nella mitologia norrena, ottiene la conoscenza delle rune dopo un atto di sacrificio: nove giorni e nove notti appeso all’albero cosmico Yggdrasill (mito trattato più approfonditamente qui). Non si tratta solo di una leggenda, ma di un’immagine archetipica: la conoscenza che si ottiene passando attraverso il dolore e la trasformazione.

Animali guida: simboli della nostra natura profonda
Nelle culture tradizionali del Nord Europa si parla di fylgjur, spiriti accompagnatori che seguivano l’individuo spesso in forma animale. In chiave psicologica, possiamo leggerli come proiezioni di aspetti interiori, che si manifestano in sogno o attraverso sincronicità.
Il lupo, il gufo, la volpe, il serpente: non sono solo animali. Sono immagini archetipiche legate all’istinto, all’intuito, al cambiamento, alla conoscenza sotterranea. James Hillman, padre della psicologia archetipica, scrive:
L’anima non è interessata alla guarigione, ma alla rivelazione del significato.
James Hillman, Il sogno e il mondo infero (1979)
Molte persone riferiscono di avere un animale ricorrente: nei sogni, nei pensieri, nelle casualità significative. Accorgersi di questi simboli significa riconoscere che la mente lavora anche attraverso immagini. E che certe immagini hanno una carica affettiva e trasformativa molto forte.
I miti: mappe del mondo interiore
I miti non appartengono solo al passato. Sono narrazioni simboliche di esperienze psichiche. Quando leggiamo della discesa di Odino nel mondo dei morti, della sapienza di Mímir, o della distruzione cosmica del Ragnarök, stiamo anche leggendo fasi della nostra psiche.
Scrive ancora Jung:
Il mito è l’espressione spontanea dell’inconscio collettivo. È il modo in cui l’inconscio si rende visibile.
Carl Gustav Jung, Psicologia e alchimia (1944)
Jung vedeva nei miti una forma di terapia collettiva: storie che aiutano a dare un senso alle fasi della vita, ai conflitti, alle perdite. Il mito parla con il linguaggio dell’anima, e in esso, per quanto antico, possiamo riconoscere aspetti della nostra vita moderna.
Un personaggio mitico che ci colpisce, che sentiamo nostro, è spesso un simbolo di ciò che stiamo vivendo o di ciò che stiamo cercando di integrare.

Quando un simbolo ci chiama
A volte un simbolo si presenta con insistenza. Non lo scegliamo: entra nella nostra vita e basta. Ed è proprio in quella persistenza che possiamo leggere un segnale.
Perché un certo simbolo ci tocca tanto? Cosa risveglia in noi? Quale parte di noi cerca voce attraverso quella runa, quell’animale, quel personaggio mitico?
L’attenzione a questi simboli è disponibilità a leggere i segni della nostra interiorità.
L’inconscio non parla con parole. Parla per immagini.
James Hillman, Il codice dell’anima (1996)
Quale simbolo abita la tua storia?
Ogni persona ha simboli che ricorrono, che accompagnano, che a volte inquietano. Fermarsi ad ascoltarli, interpretarli, osservarli senza giudizio, può aprire nuove prospettive.
Nel simbolo c’è una possibilità: quella di vedersi in modo nuovo, più profondo, più autentico.
C’è un simbolo che senti vicino, anche se non sai spiegare perché? Una runa, un animale, un’immagine che ritorna nei momenti chiave? Potrebbe essere il tuo modo di raccontarti una verità che ancora non ha parole.
Letture consigliate
- Carl Gustav Jung, L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore, 2020
- Carl Gustav Jung, Tipi psicologici, Bollati Boringhieri, 1977
- James Hillman, Il sogno e il mondo infero, Adelphi, 2003
- James Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, 2009
- Lisa Bilotti, Le radici di Yggdrasill, Dark Abyss Edizioni, 2025