Recensione – La Morte degli Dei Vol. 2
“La morte degli Dei” è la dilogia dark fantasy di stampo mitologico di Franz Palermo. Tempo fa parlai del primo volume, “Il dito sulla corda”. Ecco ora la recensione dell’epica conclusione della saga: “La rottura della corda”.
La trama
Claud è l’Ibis Blu che può numerare qualsiasi cosa, eccetto le colpe di cui si è macchiato.
Gabrielle è la Regina del Dolore che si aggrappa con le unghie alla propria umanità, anche a costo di spezzarsi le dita.
I seguaci di antichi culti mitologici li hanno proclamati incarnazioni di divinità che il mondo sembrava aver dimenticato, uniti da un destino misterioso che li ha congiunti in un legame profondo e poi li ha separati ancora una volta, lasciando i loro cuori e le loro speranze in bilico sull’orlo dell’abisso.
Ma le insidie si moltiplicano. In una lotta epica tra vendicatori e colpevoli, la triplice dea della Morte è determinata a distruggerli e a sacrificare l’intera umanità pur di placare la sua sete di giustizia.
Gli dèi in corpi mortali patiscono le sofferenze di ogni singolo essere vivente e i loro cuori si frammentano di commozione.
Gabrielle e Claud si trovano di fronte a una scelta impossibile: salvare il mondo o perdere sé stessi.
Nel conflitto tra Casualità e Destino, il libero arbitrio può condurre alla salvezza… o alla perdizione.
Mai, in tutta la vita, avrebbe creduto di riconoscere il canto della guerra nel fragore della burrasca.
La morte degli Dei – La rottura della corda, Franz Palermo
La recensione
Con questo libro, Franz ci riporta nel mondo di Gabrielle e Claud, dilaniato dalla Guerra Santa.
Avevamo lasciato i nostri protagonisti braccati, alle prese con scoperte che gli avevano stravolto la vita, poteri mai nemmeno immaginati e interrogativi aperti. Li ritroviamo dove li avevamo lasciati, insieme alle loro Belve, pronti a riprendere un conflitto mai veramente sospeso: quello con la Triade, naturalmente, ma soprattutto quello con sé stessi.
La natura divina di Gabrielle e Claud si risveglia ogni giorno di più, raggiungendo dei picchi che si manifestano con effetti speciali. Ma più il lato divino cresce, più si scopre fatto di fragilità e debolezze che pensavamo essere solo umane.
In questo libro scopriamo che anche gli Dei sono fallibili, anche loro commettono errori.
L’egoismo e l’amore, il senso di disfatta e la disperazione, la passione e la morte si annodano strettamente gli uni agli altri, in un intreccio vivido, che fa male.
Se la caratterizzazione dei personaggi era già molto curata nel primo volume, qui Franz ci porta direttamente nelle viscere di Gabrielle, Claud, Vanan e Alyssa, immergendoci nei loro desideri e nei loro tormenti. È un viaggio nel lato ombra dei personaggi, che viene presentato dall’autore senza sconti o edulcorazioni.
Ne “La morte degli Dei” non ci sono antagonisti senza cuore, o eroi senza senza paura. Anche i buoni possono macchiarsi di colpe orrende, mentre i cattivi possono provare amore.
Tutto quello che era presente nel primo volume c’è anche qui, ma portato all’ennesima potenza.
Le note dark sono accentuate, i conflitti si fanno più brutali, il sangue si sparge in quantità maggiori. Ma anche l’amore è più profondo, la disperazione più vibrante, i rimorsi più intensi.
È davvero difficile non sentirsi coinvolti dalle vicende narrate. Un grande merito in questo lo ha lo stile di Franz, che ancora una volta si fa apprezzare. Pulito, preciso, comunicativo, che tradisce una grande capacità di scrittura.
La narrazione segue due linee temporali: racconta le vicende dei personaggi nell’epoca in cui si svolgono, alternando abilmente i pov, e ci piomba nel passato, quando tutto iniziò. Le ragioni della Guerra Santa vengono finalmente svelate, tutte le domande ricevono risposta, tutti i nodi di trama vengono sciolti, fino all’epica conclusione del libro, che lascia un retrogusto amaro (e mi ha strappato anche un paio di lacrime).
Ulteriore nota di pregio, già fatta presente nella recensione de “Il dito sulla corda”, ma che merita di essere ribadita: la scelta delle divinità e dei pantheon da inserire nella trama. Ho molto apprezzato che non si tratti degli Dei più popolari, ma che Franz abbia attinto a miti molto affascinanti, anche se non troppo noti al grande pubblico.
Non ho esitazioni nel dirlo: “La rottura della corda” è un libro che merita di essere letto.
Scopri l’autore di questa dilogia nella sua intervista.
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